SALUTO A UN PRESIDE

notizie, memorie, testimonianze

a cura di GIOVANNI MAGNANI

Tra leggende in prosa e in rima

Colori: cervo al naturale, con gigli d'oro, uno sulla zampa destra e tre sul punto del capo, fascia indivisa d'argento attraversante, il tutto su fondo azzurro; il cervo indica l'origine alpestre della famiglia. Vedasi anche lo stemma della confinante famiglia Ubaldini

 

Con il cervo stette il gallo e continuo fu il gran ballo: sono emblemi di battaglia che lo prendono a tenaglia. Gli antenati, duchi e conti, guerre e cacce su pei monti insegnarono al rampollo senza l'ombra d'un controllo: sì, passati i tempi antichi de' Linguerri, Mita e Fichi, ecco Augusto col nastrino senza lance né spadino, raccattar su per la sella alchimilla e pimpinella nell'intento di scoprir il mirabile elisir... lo scolato calicetto gli fa subito l'effetto: s'ode in valle pur lontana il pollastrico peana.

Or avvenne che agli esami cui ammettono i liquami, con l'incredula analista più che attonita alla vista si trovò, scoperta nera, vinacciolo di barbera. Fu la prova, un vero smacco: non potè negar che Bacco alleviava da molt'anni crucci, noie e i tant'affanni che gli davan tutti quanti: dotti, allievi e circostanti.

Or vi spiego come avviene che cotanto si sostiene. Sotto Dozza, bel castello. scorre lento un fiumicello or nomato la Sellustra e un podere assai l'illustra. E' a < La Piana > che lui corre se di forze gli soccorre. Corre al polline e a la pappa che all'apiario lesto strappa: se li ficca tosto in bocca e 1'etade ancor nol tocca: gli rinnovano quei favi la gran spinta de' suoi avi.

Trillò un giorno, è risaputo, in presenza di Caputo: trillò pure, pieno d'ira con il Vietri e Donna Elvira: trillò alfine col Ruozzo rosso in viso e fino al gozzo... trilla sempre a destra e a manca con potenza non mai stanca: in cortile ed in palestra, tra la salvia e la ginestra, sulla rampa delle scale o pigiando sul pedale con un colpo di fischietto chiama ancor la moglie a letto.

LA LEGGENDA DEL CERVO
Il cacciatore che quella mattina d'estate calcava gli scoscesi pendii delle colline a sud?est di Casola Valsenio era un ex veterano di Carlo Magno. Aveva combattuto in terra di Francia e di Alemagna e, soprattutto, rientrando dalla Spagna con la retroguardia di Orlando, era rimasto ferito nell'epica giornata di Roncisvalle: si era salvato per puro caso, anche per le cure di certe erbe medicinali di cui aveva appreso l'uso nel suo vagare per l'Europa. Venuto il momento del congedo, Rainaldo, così si chiamava il veterano, era ritornato tra le sue colline e qui, spesso, andava a caccia, sia per procurarsi il cibo, sia per vincere la noia e la solitudine: i suoi parenti erano tutti morti da tempo e aveva per unica compagna una sparuta forosetta che, sfuggita a un Orco dimorante in un poggio di Coniale di Valsanterno, si era trovata a passare da quelle parti. Quel ,giorno, dunque, a caccia sugli impervi terreni che si alzano tra il Senio e il Sintria, si trovò sulle tracce di un maestoso esemplare di cervo. L'inseguimento fu lungo e, ad un certo momento, il cervo, giunto sulla cima di un colle che i posteri chiamarono "Cervinum" o "Cervonium" , si accasciò esausto. II cacciatore lo raggiunse e, con grande meraviglia, vide che l'animale porgeva il capo come in cerca di un aiuto. Presto Rainaldo si accorse che l'animale era ferito. Buttò da un lato l'arco e la faretra, strappò un lembo della tunica per farne una benda e, visto che aveva perduto molto sangue, decise di costruirgli un riparo, di curarlo e di procurargli il cibo necessario. Così ogni giorno andava per i boschi in cerca di genziane, paronicchie, salzerelle: il cervo si rimise in forze e divenne la meraviglia dei semplici abitanti del luogo, e quando anche la sua compagna si recò su quel colle, il posto piacque tanto che egli decise di erigervi una torre per vivervi al sicuro tutti e tre: finalmente, dopo tante peripezie, aveva trovato un angolo di pace. Ecco perché sullo stemma del casato dei Rinaldi appare un cervo che porge con la zampa un fiore, simbolo dell'amicizia tra gli animali e gli uomini e mostra trasversalmente una striscia bianca: di quella benda si erano ricordati i Rinaldi quando, divisi dai Ficchi e dai Mita, volevano trovare un segno distintivo del loro ramo.